Il nostro Vescovo ci presenta la figura l’opera
del Servo di Dio Don Lombardi
Avremo modo, in tante future occasioni, di parlare del Servo di Dio Don Francesco Lombardi , fondatore del Santuario di Bussana rievocando eventi biografici, illustrando le sue opere e dando notizia degli sviluppi della Causa di Beatificazione.
In questo esordio del nostro sito ci piace presentarlo, il Servo di Dio, mettendo a disposizione dei lettori la splendida omelia con cui il nostro Vescovo Mons. Antonio Suetta ci ha offerto, della sua figura e della sua opera, un quadro esauriente che illustra in sintesi tutto ciò che è essenziale per per farsi un’idea della sua santità e del suo carisma.
L’Omelia risale al 93° anniversario della morte del Servo di Dio ed è stata pronunciata nel corso di una solenne Concelebrazione a cui ha partecipato anche il Postulatore della Causa di Beatificazione Padre Josè Carlos Briñon scj
“Dove, poi, non la risparmierò a fatiche, sì, è al letto del moribondo, oh, qui sì che sarò sempre pronto a tutte le ore, quando fa vento e quando piove o fa caldo o freddo, sia di giorno che di notte. Oh qui sì che sarà la mia delizia lo starmene al capezzale del malato le ore e le ore, anzi ivi è che raddoppierò i miei sforzi a deludere quelli del comun nemico essendo troppo persuaso quanto sia facile in quegli ultimi che un’anima si salvi ovvero si perda eternamente. Che se, e Dio ce ne liberi, morbo fero e crudele venisse a seminare di dolore e di morte la greggia, oh non temete che non per questo si allontanerà il pastore, anzi fortunato se per le sue pecore potesse morire giusta quello: bonus pastor dat animam suam pro ovibus suis”.
Mi è parso bello, quasi doveroso, iniziare questa comune riflessione facendo risuonare in questa Comunità che è stata la sua le parole stesse di Don Francesco Lombardi. Queste parole le ha pronunciate durante la predica in occasione del suo ingresso in questa parrocchia di Bussana, dove poi egli è rimasto per 47 anni come guida e come pastore.
Queste parole sono soltanto un passaggio. Praticamente la sua omelia in occasione dell’ingresso riassumeva i principali doveri, i principali impegni del Parroco, e Don Lombardi li elencava dicendo che si sarebbe impegnato con tutte le forze e con tutte le energie nell’adempimento fedele di tali doveri.
Nel passo che ho scelto Don Lombardi fa riferimento all’immagine evangelica del buon Pastore: abbiamo appena sentito il brano dell’evangelista Giovanni in cui Gesù definisce se stesso il buon Pastore e dà come criterio per distinguere il buon Pastore la conoscenza del gregge e più ancora la disponibilità a dare la vita per le pecore.
Iniziando la sua missione in questa Parrocchia Don Lombardi metteva nelle mani e nel cuore di Dio il fermo proposito di imitare l’esempio e di seguire l’insegnamento di Gesù buon Pastore. A questi propositi è rimasto fedele per tutto il periodo del suo sevizio.
Se noi guardiamo la sua vita (io da poco ho avvicinato la sua figura) ci rendiamo conto che, come una cifra inconfondibile di autenticità, c’è lo stile di Dio che è quello di scegliere le persone più umili, quasi a sorpresa rispetto alle aspettative delle persone stesse e degli altri, per i suoi misteriosi disegni.
Noi questa sera celebriamo questa Eucarestia, che in se stessa è rendimento di grazie, per dire la nostra riconoscenza a Dio per la figura, il dono, la persona, il servizio, la testimonianza di Don Francesco Lombardi, un prete che fa risplendere la nostra Chiesa diocesana con la luce della sua santità. Celebriamo questa eucarestia per ringraziare Iddio perché in Don Francesco Lombardi ci ha mostrato come egli ha realizzato la sua promessa, quella promessa che oggi abbiamo sentito anche per bocca del profeta Ezechiele: io stesso pascerò le mie pecore, radunerò quelle che si erano disperse e avrò cura di loro. Noi ringraziamo Dio perché in questa parrocchia e, a partire da questa parrocchia, nella nostra Diocesi e nella Chiesa tutta è risuonata la parola di Dio, sono scesi i doni di Dio attraverso i sacramenti ed è passata la tenerezza e la forza di Dio nell’opera pastorale di Don Lombardi.
Eppure, se guardiamo alla sua vita, alla sua avventura in questa parrocchia fin dall’inizio (a giudicare da una prospettiva esclusivamente umana, sempre abbastanza miope per capire le cose) ci verrebbe da dire che qui è capitato per sbaglio o non come prima scelta, nel senso che in questa Comunità parrocchiale c’erano stati dei problemi (ho letto) legati al versamento delle decime e c’era un po’ di tafferuglio; e allora non si sapeva chi mandare perché qualcuno, anche, aveva rifiutato: ed è da scelto lui, giovanissimo sacerdote. Nelle sue parole, oltre al fermo proposito di essere fedele all’esempio di Cristo buon Pastore, c’è anche, forse in maniera esagerata (noi lo possiamo dire avendo conosciuta la vita e l’opera di Don Lombardi), l’espressione della consapevolezza della propria povertà, della fragilità, quasi della inadeguatezza al compito affidato.
Ma questa forma di umiltà autentica, evangelica, giusta è davvero il segreto che Dio mette nella vita e nel cuore delle persone che egli sceglie per compiere le sue meraviglie e difatti nella vita di Don Lombardi (al di là della straordinarietà con cui egli ha vissuto quotidianamente il suo ministero ordinario fatto con amore, fatto con puntualità, fatto con delicatezza e fatto con una capacità di incontro personale e di dono totale) e nel suo ministero parrocchiale è davvero successo qualcosa di straordinario, che è iniziato con un evento doloroso, l’evento del terremoto e, a seguito di quel terremoto, gli è come fiorita nelle mani la costruzione di questa chiesa.
Nella sua predica di inizio ministero aveva detto che egli si sarebbe speso con tutte le forze anche per lo splendore e la magnificenza della casa di Dio. La Chiesa in cui egli aveva incominciato il suo servizio pastorale era ormai inservibile e appunto nelle sue mani e nel suo cuore è fiorito questo Santuario che non voleva essere, nelle sue intenzioni, la Chiesa strettamente necessaria per la Comunità ma piuttosto un atto di ringraziamento, un atto di lode a Dio, quasi lo scioglimento di un voto per la protezione di Dio, per i doni di Dio, per la provvidenza di Dio e nello stesso tempo, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, doveva essere un Santuario dal quale irradiare nella Chiesa, nel popolo cristiano la conoscenza dell’insondabile mistero del Cuore di Dio, mistero di amore, mistero di sacrificio, mistero di tenerezza con cui Dio raggiunge l’uomo.
Egli, che si riteneva incapace di fare le cose e non all’altezza dei compiti, ha fatto, anche dal punto di vista materiale (ma questo certamente è l’aspetto meno importante), cose straordinarie; sembra che Dio abbia preso davvero sul serio quel suo proposito di rendere splendida la sua casa; ha fatto cose straordinarie in mezzo alla gente, cose che soltanto la fantasia di una carità ardente poteva pensare: il suo servizio ai poveri, il suo impegno di promozione sociale e la fedeltà continua nello star vicino alla sua gente.
Abbiamo ricordato soltanto cose che abbiamo a portata di mano, cose che potremmo collocare sul piano orizzontale delle nostra vita, cioè l’aspetto terreno, materiale, concreto diciamo noi,
Ma nelle parole di Don Lombardi che ho letto all’inizio troviamo l’altra faccia della medaglia, l’altra prospettiva quella che tutto muoveva nel suo servizio di prete e quella che è stata il sigillo inconfondibile della presenza di Dio nella sua vita; era preoccupato di una cosa soltanto e soltanto per quella egli lavorava: la salvezza delle anime.
Ecco perché iniziando il ministero pastorale sottolineava che non avrebbe calcolato il tempo vicino a un moribondo, perché aveva compreso e credeva fortemente che quello era un passaggio decisivo, unico della vita e richiedeva tutta l’attenzione, tutto il tempo, tutto lo sforzo per accompagnare anche in quell’ultimo passaggio l’anima all’incontro con Dio.
Il fissare lo sguardo in maniera così intensa sulle realtà invisibili, che sono eterne, a differenza di quelle mondane, che sono provvisorie, non lo ha mai distolto dall’impegno materiale in favore della sua gente, anzi lo ha incoraggiato in quell’impegno, ma lo ha condotto a non perdere di vista l’obbiettivo fondamentale della vita e del cammino della fede.
Noi guardiamo a Don Lombardi come ad una immagine autentica di pastore e di sacerdote; ci affidiamo alla sua intercessione perché i semi di bene che ha seminato fruttifichino per noi in vita cristiana autentica; ci affidiamo alla sua intercessione invocando attraverso di Lui tante sante e buone vocazioni dal Signore per la nostra Chiesa; ci affidiamo alla sua intercessione perché nella nostra vita sia sempre chiaro il riferimento a quello che conta davvero e che è la salvezza dell’anima, che è il nostro destino eterno. Impariamo a fare scelte coraggiose e generose per non perdere questo grande dono di Dio.
L’ultima cosa che voglio sottolineare di lui, persona umile e forte, è ciò che nel linguaggio della Sacra Scrittura si chiama la “parresia”, cioè la franchezza. Era un uomo molto umile, un uomo che certo non trascurava anche il dovere della sua formazione culturale e spirituale, eppure un uomo forte fedele a quello che abbiamo sentito dire nelle seconda lettura da San Paolo al discepolo Timoteo: esorta, insisti, richiama, insegna in ogni occasione opportuna e non opportuna . E Don Lombardi ha fatto così, convinto fondamentalmente di una cosa: che è più importante piacere a Dio piuttosto che agli uomini; quindi non è mai stato reticente nel dire la verità di Dio, convinto che è più giusto obbedire a Dio anziché agli uomini. Facendo così è stato amato da Dio, benedetto da Dio, sostenuto da Dio e pure apprezzato e amato dagli uomini
Ringraziamo il Signore per il dono di Don Francesco Lombardi e impariamo da lui a mettere a frutto, trafficandoli con la nostra buona volontà, con l’impegno e anche con la fantasia della carità i talenti che Dio ha messo nelle nostre mani,
Sappiamo che Don Lombardi ora è in Paradiso. Citando il Santo Curato d’Ars, egli diceva che avremo tempo a riposarci in Paradiso. Ora egli si trova a godere del dono di Dio, e certamente veglia su questa Comunità, su questa Chiesa diocesana; noi ringraziamo Dio di avercelo dato e di avercelo lasciato anche ora con la sua fraterna intercessione per il nostro cammino nella vita e nella fede.